Voglio scrivere questo articolo sulla situazione del pugilato in Italia oggi, quasi come forma di protesta.
L'Italia, dai tempi di Primo Carnera, ha sempre avuto una tradizione pugilistica di un certo livello, basti pensare che abbiamo avuto campioni del calibro di Alessandro Mazzinghi, Nino Benvenuti, Bruno Arcari, Duilio Loi, senza dimenticare Francesco Damiani, Nino La Rocca, Patrizio Oliva, Agostino Cardamone e tantissimi altri che non sto qui a menzionare, fino ad arrivare al nuovo campione del mondo dei super medi Giovanni De Carolis.
La "protesta" di cui parlavo in precedenza nasce proprio dalla vittoria del titolo mondiale in Germania del pugile romano De Carolis.
Sarà una questione di "perdita di identità" della nostra nazione, dovuta a tanti fattori, ma un tempo, forse fino a metà anni '80, il pugile italiano era visto come l'uomo valoroso che sacrificava tutto pur di arrivare alla vittoria, paragonando lo spirito impavido dello sportivo a quella voglia di emergere e combattere che albergava in noi stessi, ahimè, allora più di oggi. Pensate che la gente si incollava addirittura alle radio per seguire le imprese di Benvenuti e la mattina seguente si leggeva con orgoglio il giornale che parlava "dell'eroe nazionale".
Oggi purtroppo, ma già da tanti anni, la situazione è cambiata. Sabato 9 gennaio il nostro pugile Giovanni De Carolis, ha portato in Italia la prestigiosissima cintura WBA di campione del mondo dei pesi super medi, ma la mattina del 10 nei bar, non me ne vogliano gli appassionati di calcio(lo sono anche io), l'argomento sportivo più chiacchierato era la sconfitta in casa dell'Inter con il Sassuolo. Ma la cosa assurda è che nemmeno le testate giornalistiche sportive non hanno dedicato a De Carolis lo spazio che meritava.
Nelle foto possiamo vedere la vecchia copertina della Gazzetta dello Sport, quando Benvenuti conquistò il titolo e quella del 10 gennaio 2016, il giorno successivo alla conquista del titolo di De Carolis, la differenza credo sia abissale.
In Italia ci sono ottime palestre di pugilato, da nord a sud, per non dimenticare quelle siciliane e soprattutto quelle sarde, ma non basta. Questo sport oramai sembra essere dimenticato da tutti e da tutto, e per i ragazzi che frequentano le palestre risulta davvero difficile tirare avanti, perché di pugilato "non si mangia" e, arrivati a una certa età, devono abbandonare il proprio sogno, perché costretti a trovarsi un lavoro che gli possa assicurare le garanzie che la boxe non può loro offrire.
Un ultima cosa però la voglio dire, anzi la voglio domandare. L'Italia più che mai è la nazione della raccomandazione, la cosiddetta "botta". Qualcuno di voi sa dirmi "perché i giornali scrivono pagine intere su Clemente Russo solo perché ha dichiarata che "forse passerà al pugilato professionistico" è non parla di Giovanni De Carolis campione del mondo???". Con tutto il rispetto per Clemente, ma forse forse pure nella boxe bisogna essere raccomandati???
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