Nell'elenco delle leggende del pugilato non potevo non inserire Leone Efrati. "Lelletto", come veniva chiamato amichevolmente a Roma, fu un ottimo pugile, ma il motivo per cui deve essere ricordato è la sua storia, fatta di coraggio, lealtà e sofferenza.
Leone Efrati nasce a Roma il 16 maggio del 1916. Inizia la sua carriera da pugile professionista nel 1935. Dopo aver disputato 29 incontri, di cui 22 vinti anche contro pugili molto forti, nel 1938 disputa il suo primo incontro negli Stati Uniti e nell'occasione combatte contro Gene Spencer a Chicago, città in cui si era trasferito. L'incontro finì in parità.
Nel 1938 disputa altri 7 incontri, di cui 2 molto spettacolari contro il newyorkese Frankie Covelli(pareggio e vittoria) e, nello stesso anno, ha la possibilità di diventare campione del mondo NBA dei pesi piuma, affrontando Leo Rodak. Rodak si aggiudica l'incontro per decisione unanime dei giudici, anche se le cronache dell'epoca parlarono di un incontro molto combattuto in cui i due pugili si equivalsero. Il match fu trasmesso alla radio negli Stati Uniti e, alla fine delle 10 riprese, il radio cronista non espresse giudizio su chi potesse essere il vincitore tanto fu l'equilibrio visto durante l'incontro.
Efrati, che era di origini ebree, in quegli anni si trovava al sicuro negli USA, lontano dalle persecuzioni naziste, ma le vaghe notizie relative alla guerra e alle leggi razziali provenienti dall'Italia, in cui si trovava la propria famiglia, lo spinsero a tornare a Roma, e a nulla valsero le pressioni fatte dai sui amici in America, i quali avevano capito il pericolo che il giovane campione stava per correre.
Nel 1939 "Lelletto" viene deportato in Polonia ad Auschwitz, insieme a suo fratello. Nel campo di sterminio le guardie delle SS, per divertimento ma soprattutto per scommettere sui pugili, erano solite organizzare incontri di boxe tra i detenuti che prima dell'arrivo al lager avevano avuto esperienze in questo sport. Leone ovviamente era fra questi e spesso era costretto a combattere, per piacere delle guardie, con pugili di peso superiore.
Una sera tornando al suo blocco, vide suo fratello che era stato picchiato a sangue da alcuni Kapò. La sua reazione verso gli aguzzini di suo fratello fu violenta e questo non andò giù alle SS. Leone venne più volte massacrato di botte e nonostante il suo fisico forte, fu ridotto in poco tempo in fin di vita dai maltrattamenti ricevuti.
Ridotto malissimo Leone Efrati finì nei forni crematori. Morì ad Auschwiz il 16 aprile del 1944.
Spero che la memoria Lelletto, pugile eroe, morto a soli 28 anni, non venga mai dimenticata e che il suo eroismo e il suo coraggio siano da esempio per tutti i giovani che si avvicinano al pugilato(ma non solo).
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